Obesità e chirurgia

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L’evoluzione umana è avvenuta grazie alla combinazione fra accumulazione ed utilizzazione di energia prodotta dagli alimenti ottenuti in un ambiente ostile. Nel tempo la situazione si è capovolta: gli alimenti diventano di largo consumo, tende a sparire l’impegno fisico per intensità e durata e, in compenso, appaiono stress e insoddisfazioni esistenziali nella quasi immobilità dei corpi. Nei Paesi ricchi si manifesta l’assillo delle diete, delle palestre, di limitare i danni alla salute dovuti ad una iperalimentazione e alla scarsa mobilità fisica, nei Paesi poveri il problema è opposto. L’obesità si avvia ad assumere i caratteri dell’epidemia: dagli anni ‘80 gli obesi aumentano fino a raggiungere un tasso doppio, l’obesità diviene ben visibile. Il fenomeno raggiunge i Paesi in via di sviluppo man mano che l’alimentazione, gli stili di vita e le condizioni di lavoro si uniformano al mondo occidentale. In definitiva, l’origine dell’obesità è multifattoriale: dominanti ambientali e culturali ed una incerta componente genetica. Che cosa si può fare per prevenire, combattere e curare l’obesità? Informare in modo capillare e costante tutta la popolazione cercando di seminare il concetto di prevenzione che sovrasta qualsivoglia terapia “a posteriori”, proporre una riorganizzazione del proprio modo di agire per perdere abitudini dannose, creare occasioni di movimento fisico, adottare norme dietetico-comportamentali, compensare diversamente o cercare la risoluzione di conflitti interiori e stati d’ansia, rivolgersi a centri medico-chirurgici dedicati al trattamento dell’obesità.
"Si sta assistendo ad una nuova fase antropologica darwiniana. L’evoluzione e l’adattamento della specie si svolge fra consumi di merendine, big-burger, coca-cola e palestre, in mezzo a distese di sofà ed automobili impilate, protette da oltre 20 miliardi di euro per anno nella sola Italia, un quinto dell’intera spesa sanitaria, per trovare riparo sulla navicella tecnologica sospesa ad un filo e per giunta gravato dal sovrappeso.
Per centinaia di migliaia di anni il corpo si è evoluto grazie alla capacità di accumulare l’energia prodotta dagli alimenti, in un ambiente ostile dove la vita era assicurata soltanto da calorie generate dal metabolismo, bruciate rapidamente o accumulate sotto forma di tessuto adiposo.
Nel lento svolgersi del tempo, e a partire dalle ultime decadi, la situazione si è capovolta e ha cominciato a correre: gli alimenti diventano largamente disponibili e si assottiglia, fino quasi a sparire, la necessità dell’impegno fisico quotidiano per intensità e durata, lo stress e le insoddisfazioni esistenziali fanno la loro apparizione, gli stili di vita conducono alla quasi-immobilità dei corpi e ad un risparmio di energia fisica.
La ricca alimentazione, a fronte della medesima capacità intrinseca di accumulare energia, dispone l’organismo a far fronte ad eccessi di calorie, in assenza di alternative, mediante la formazione di strati di tessuto adiposo.
“Ad occupare le menti degli uomini non sono più l’orrore delle privazioni né l’ossessione dell’approvvigionamento di cibo, ma l’abbondanza: una duplice inquietudine che deriva dal timore degli eccessi offerti dalla modernità e dalla scelta del cibo ”. ( Claude Fischler, La damnation des fos, Hard cover, Seuil 1999).
Cosicché, con evidente paradosso, nei Paesi ricchi l’assillo è dato dalle necessità di diete, rifugiarsi in palestre, limitare i danni alla salute ed estetici a causa di una alimentazione eccessiva ed errata e alla scarsa o nulla mobilità fisica; nei Paesi poveri il problema è opposto: cibo scarso per quantità e qualità e far fronte ad una vita quotidiana infernale.
Più che un fenomeno evolutivo per la sopravvivenza sembra l’esatto contrario: in alcuni luoghi si vive poco perché si mangia poco e male affrontando fatiche immani ; in altri, la tendenza all’obesità e allo scarso movimento fisico fa vivere meno e con molteplici acciacchi perché si mangia troppo rispetto alle necessità reali.
L’obesità si avvia ad assumere i caratteri dell’epidemia con una simmetria opposta rispetto agli effetti della denutrizione
Dalla fine degli anni '80 gli europei obesi sono aumentati di circa il doppio, nel contempo le abitudini e le attività lavorative sedentarie hanno coinvolto la metà delle persone adulte; inoltre, è calato il numero di coloro che praticano attività fisiche.
L’obesità, come si può constatare ad occhio nudo e senza ausilio di statistiche, camminando per strada, si conforma come fenomeno diffuso, in crescita e ben visibile in ogni luogo.
Anche nei Paesi in via di sviluppo l’alimentazione, gli stili di vita e le condizioni di lavoro, ragguagliato al modo occidentale, stanno registrando analoghe conseguenze: il soprappeso è raddoppiato in Cina mentre in India ha raggiunto oltre la metà delle donne fra i 20 e i 69 anni, con un numero di persone in sovrappeso che hanno superato quelle sottopeso.
Il problema alimentare è dunque ben lungi dall’abbandonare l’umanità: una parte, anche nell’ambito della medesima nazione, soffre un’epidemica iponutrizione con tutte le sue conseguenze di ordine socio-sanitario ed etico; l’altra parte è afflitta da patologie cronico-degenerative, anche esse dai connotati epidemici, fra cui preminente è l’obesità, legate all’organizzazione sociale e alle tecniche di trasformazione, raffinazione, conservazione e alla stessa composizione degli alimenti.
Ma quale è l’origine dell’obesità? E’ pacifico che sia multifattoriale: una non ben definita componente genetica che potrebbe contribuire per il 20-25% e una dominante ambientale e culturale che si estrinseca in organizzazioni sociali e produttive, abitudini e stili di vita, modi di scegliere e consumare gli alimenti, propensioni psico-depressive ed ansiose nell’affrontare le problematiche, anche esistenziali, offerte da un’epoca ad elevata complessità e difficile in ogni suo aspetto.
Malati obesi, familiari, amici e colleghi di lavoro, medici elaborano, comunque, differenti modi per spiegare e valutare la portata e gli esiti della malattia. I diretti interessati sono portati ad attribuire la loro condizione, in primo luogo, ad un rallentamento del metabolismo di base e a fattori ereditari, ma sono subito dopo disposti a riconoscere negli errori dietetico-comportamentali l’origine della malattia. Gli osservatori esterni sono pronti a connettere l’aumento di peso con disfunzioni dell’apparato endocrino.
Gli amici tendono a non riconoscere come malattia l’obesità, che anzi vedono addosso agli interessati con simpatia. I parenti stretti, di solito più preoccupati dello stesso malato, si sforzano, come giustificativo rivolto al congiunto, di ricordare le ascendenze familiari in questo campo e sono pronti a recepire qualsiasi ipotesi risolutiva. I medici curanti sono propensi ad escludere endocrinopatie ed avanzano l’ipotesi che la causa sia da ricercare in un introito calorico eccessivo.
L’obesità si sviluppa come retrazione nell’intimo, spesso partendo da “un piccolo agente esterno” quale può essere rappresentato dall’organizzazione urbanistica di una città che separa, pianifica, elimina spazi con l’intenzione di renderla più funzionale, dimenticando che questi cambiamenti strutturali incidono sulle persone e le inducono a rimanere chiuse nelle proprie case e nei propri pensieri.
La strada, che fa constatare la evidente evoluzione antropologica in senso bariatrico e che si configura come palcoscenico su cui il microcosmo individuale si incontra con il macrocosmo cittadino fatto di regole di comportamenti e simbologie, luogo sociale in cui avviene l’incontro, la discussione, il corteggiamento e l’interazione, può escludere taluni, in particolare gli obesi, che salgono, in ascensore, la scala evolutiva standosene rintanati nelle proprie case ad obbedire al “genotipo risparmiatore”.
Prefazione Francesco Domenico Capizzi
Francesco D. Capizzi è oggi direttore della chirurgia generale gastroenterologica e laparoscopica dell'ospedale Maggiore di Bologna. Nel corso della sua carriera ha curato soprattutto malattie gastroenterologiche ricorrendo alla laparoscopia: 6000 dei suoi 18000 interventi sono stati svolti con questa tecnica.
E' inoltre attivo anche nel campo delle Società scientifiche e promuove numerosi congressi, sia in Italia che nel resto del mondo.
Vanta inoltre la pubblicazione di 350 pubblicazioni e di 11 monografie scientifiche.
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